mercoledì 22 dicembre 2010

Gioconda, "Negli occhi ci sono dei simboli Ecco le prove"

A me gli occhi, par dire la fascinosa dama la cui identità, dopo più di cinquecento anni, aspetta ancora di essere svelata. E forse qualcuno c'è riuscito. Lo storico Silvano Vinceti, presidente del 'Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali', ha annunciato la scoperta su uno dei quadri più misteriosi di Leonardo: negli occhi della Gioconda ci sarebbero dei simboli. Come? «E’ bastata una lente d’ingrandimento per capire che era tutto vero» spiega il presidente Vincenti.
Dopo il recente e discusso recupero e studio delle spoglie del Caravaggio, il Comitato ha iniziato ad analizzare il famoso dipinto, detto anche Monna Lisa, sul quale tanto si è ipotizzato sulla data di realizzazione e sulla identità della modella. Ora, secondo Vinceti sul dipinto conservato al Louvre, si apre una nuova pagina. Nel retro del quadro, in basso a sinistra della tavola di pioppo secondo lo studioso si legge il numero 149: ciò testimonierebbe che l’opera sarebbe stata realizzata tra il 1490 ed il 1499. Ma la vera scoperta, avvenuta del tutto casualmente, è un’altra: negli occhi di Monna Lisa Leonardo avrebbe nascosto due simboli.
Attraverso un’accurata indagine commissionata dal Comitato ad un laboratorio specializzato, sono emerse all’interno del quadro, «in modo inequivocabile, simboli riconoscibili e che non possono minimamente essere attribuiti ad errori del pittore». Ingrandimenti alla mano, sarebbe presente intorno allo sguardo della Gioconda «una sigla che appare come un 72 sotto la prima arcata destra del ponte che fa da sfondo al ritratto». E negli occhi della modella: «due lettere che sembrano essere una L e una V, forse proprio le iniziali di Leonardo» nell’occhio destro (sinistro per chi guarda il quadro). E due lettere unite, forse ’CE’ o forse una ’B’ all’interno dell’occhio sinistro della modella» (il destro per chi guarda la tela).
Ora, aggiunge Vincenti «stiamo studiando simboli e numeri che venivano usati all’epoca anche in chiave ermetica ed esoterica. Sappiamo che Leonardo esercitava questo tipo di pratica e l’ipotesi che queste sigle avessero per lui un significato particolare ci appare del tutto verosimile».
Ad accorgersi del celato tratto del genio del Rinascimento è Luigi Borgia, uno dei soci del Comitato che per la passione verso lo scienziato studia tutto ciò che lo riguarda. E quindi acquista, in un mercatino di libri antichi, un testo del 1960 dove l’autore francese fa cenno ad alcuni particolari degli occhi della Gioconda. Inizia allora a fare ricerche sempre più sofisticate fino ad individuare ‘qualcosa’ «che va ancora studiato e approfondito - dice Borgia - anche se una idea ce la siamo fatta».  Il dubbio scatena subito la curiosità dello storico Vinceti che vola al museo Louvre a Parigi, dove è conservato il celebre quadro, e nonostante la ritrosia dei francesi riesce a verificare, indagare: «è bastata una lente d’ingrandimento per capire che era tutto vero» spiega il presidente, anticipando anche l’uscita di un libro a proposito, 'Il segreto degli occhi della Gioconda'. Dubbi e critiche non lo scuotono: «A parlare sono le immagini, peraltro scrupolosamente riprese da foto pubblicate dal museo del Louvre - sostiene Vincenti - Ora tutti potranno ricredersi».
Intanto però spunta un altro studioso e pittore, Luciano Buso, che rivendica, con tanto di atto notarile, il primato della scoperta e annuncia la prossima pubblicazione di un libro sull’argomento, ’Firme e date celate nei dipinti da Leonardo Da Vinci ai tempi nostri’. Interviene  anche Vittorio Sgarbi: «Assolute insensatezze», commenta impietoso il critico ferrarese. La ricerca prosegue e la scoperta, con nuove delucidazioni sull’identità della Gioconda, verrà illustrata a giorni. «Per me si tratta di assolute infondatezze - ripete un incredulo Sgarbi - anzi, sono forme di vampirismo: queste persone si attaccano ad un autore importante solo per far parlare di sé».

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